lunedì 28 febbraio 2011

Nel rispetto di me, e di voi

Riporto un articolo letto pochi giorni fa su qui, sul sito perterra.org. Si tratta di un estratto del Telegraph, in cui senza ambizioni animaliste, attivismi di alcun genere, viene riportato pari pari quali possono essere gli effetti della carne rossa.
"Se i vegetariani lo sostenevano da tempo, adesso c’e’ anche la conferma scientifica: la carne rossa fa davvero male. Questa settimana infatti il governo britannico annuncera’ i risultati di una ricerca compiuta dallo Scientific Advisory Committee on Nutrition che sicuramente non renderanno molto felici i carnivori convinti.
Un esauriente studio ha appena concluso che la carne rossa, cosi’ come i suoi derivati, se consumata in dosi maggiori ai 500gr. a settimana, non solo potrebbe potenzialmente aumentare le probabilita’ di contrarre il cancro, ma il rischio e’ cosi’ alto da spingere il governo ad emettere un comunicato ufficiale in proposito.
Il World Cancer Research Fund gia’ nel 2007 aveva detto che per ridurre drasticamente il rischio di tumore all’intestino, stomaco, ovaie, seno e vescica sarebbe stato opportuno, per quanto riguarda i bambini, evitare totalmente il consumo di ‘processed meat’ – ovvero insaccati, salsicce, carne in scatola e simili – mentre agli adulti veniva consigliato di non superare i 70gr. giornalieri.
La nuova ricerca invece include anche la carne rossa non trattata, confermando che questo tipo di alimento contiene un pigmento capace di danneggiare il DNA delle cellule del sistema digestivo. Fattori che hanno in tempi moderni peggiorato la situazione includerebbero l’impiego di conservanti nei derivati ed il fatto che alcuni allevatori scelgano di gonfiare le mucche di ormoni. Sbruciacchiare la carne, cosi’ come gli altri cibi, invece causerebbe da sempre un ulteriore danno perche’ durante il processo si producono sostanze cancerogene.
Sara’ interessante vedere come l’industria della carne reagira’ alla notizia: fino ad ora Meatinfo, nonostante sia un punto di riferimento per le persone nel settore, non ha riportato niente in proposito.
La British Nutrition Foundation ha invece messo le mani davanti settimana scorsa dicendo che non c’erano prove sufficienti per garantire con certezza un legame tra il consumo di carne e il cancro o le malattie cardiovascolari; bisogna pero’ ricordare che, nonostante le apparenze, questa fondazione potrebbe avere troppi interessi in gioco per essere obiettiva visto che parzialmente sovvenzionata dal British Pig Executive e dal English Beef and Lamb Executive."
Ci tengo a evidenziare i seguenti punti, soprattutto perchè in questi giorni, avendo divulgato l'articolo anche ad amici onnivori, mi sono trovata di fronte al solito muro assolutistico che "di tutto e vario, porta a mantenere la salute".
- l'articolo evidenzia che "la carne incriminata", è pari a 500 gr alla settimana. Questo 500 grammi la settimana, sono la solita fettina giornaliera che solitamente molte persone mangiano, perciò rientra in un contesto quotidiano di molte persone; oggettivamente 500 gr la settimana sono addirittuta pochi, si pensi che attualmente il consumo pro-capite di carne annuo è stimato a 60 kg per persona(ci si arriva tranquillamente fate un po' di conti...) nel primo dopoguerra i kg procapite erano 20!!!
- riferendomi a quest'ultimo dato fornito, faccio riferimento a quanto spesso si sente dire "la carne è sempre stata mangiata". Ok se così è stato, ricordiamoci che nelle nostre realtà contadine la carne condivisa in grandi famiglie era un misero pezzettino, che veniva mangiato nel dì di festa; chi ne abusava erano i ceti alti, e spesso le persone si ammalavano di gotta, artriti, e avevano una aspettativa di vita comunque bassa nonostate fossero agiate... Pertanto non possiamo assolutamente dire che i nostri "vecchi" vivono così a lungo perchè mangiano carne, anzi si deve considerare che proprio loro per gran parte della loro vita hanno mangiato pochissima carne, e che ora non è che ne abusino... (...spesso li senti dire che per tutta la loro vita hanno mangiato del loro orto, uno spicchio d'aglio al giorno, tanta frutta...)
- "di tutto un poco", semplice a dirlo. Il nostro corpo è parte attiva della natura, e come tale va secondo natura. Credo sia naturale che si ribelli a quanto va contro natura. Riporto la mia esperienza: sono diventata vegetariana perchè la carne mi faceva star male, emicranie, palpitazioni quando l'assumevo, sono stati segnali di ribellioni che il mio involucro corpo cercava di darmi, e io li ascoltati. Poi tutto è stato un percorso in salita, in cui "l'andare secondo Natura", è stata la strada migliore che potessi prendere. Ora un minimo additivo in un biscotto acquistato, un lievito non perfettamente lievitato, mi danno noia!E sono felice di questo, perchè sono reattiva e riesco a comunicare con me! E allora rispettiamo quello che siamo, e impariamo ad ascoltare il nostro corpo. La nostra anima parla anche attraverso di lui, e credetemi che è difficile farla parlare, perchè di mezzo spesso c'è la nostra mente, che cerca di ostacolare e di farci credere cose assolutamente contrastanti con il nostro ESSERE.
- la questione tumori non è da sottovalutare, non è il primo articolo che ci propone un confronto dieta/malattie. Perciò cerchiamo di aprire gli occhi e renderci consapevoli. E poi non ci sono solo i tumori... l'acido urico è il primo danneggiatore delle articolazioni che comportano artriti ad esempio...

Come ho già detto l'articolo non propone nulla di etico e nemmeno le mie considerazioni hanno voluto fare altrettanto. L'ho voluto fare per non dimenticarci di noi stessi in primis. L'ho vissuto su me stessa, prendersi cura di sè stessi, cercare di capirsi, vivere secondo natura ci aiuta ad aprirsi agli altri senza troppi artefici. Naturalmente non voglio nemmeno fare la maestrina che impone una dieta vegetariana a tutti (beh, magari fosse così... eh eh), ma far sapere come la penso, beh questo concedetemelo. Nel rispetto di me, e di voi.
E.

domenica 27 febbraio 2011

Disastri copia e incolla

Grigiore e freddo... un'altra domenica da re-inventarsi in casa!
Avevo in progetto di provare a prepararmi il seitan in casa, nulla di più disastroso: mi sono ritrovata con un rotolino di 3 cm di lunghezza di glutine.
Certo me la sono proprio voluta, mi sono intestardita che dovevo provare a farlo con la farina di farro...e il risultato è stato: poco glutine. Ebbene, ne ho tratto delle considerazioni positive:
- il farro contiene poco glutine, risulta più digeribile infatti, e non mi provoca tutte quei gonfiori e problemi di pelle che mi dà il grano;
- il seitan è una bomba proteica! facendolo (o almeno provandoci), si capisce quanta farina sia necessaria per tirarne fuori una quantità tale da permetterci di fare un pasto...io ne uso veramente poco, preferisco i cereali integrali in chicco e legumi piuttosto...

Dovevo assolutamente rimediare la giornata in cucina. Il frigorifero mi presentava delle tagliatelle che avevo preparato il giorno prima, e un cavolo romano...idea!!! in Sicilia avevo mangiato una pasta fatta in casa con un sughetto delizioso di cavolfiore, uva passa e pinoli, facilissimo da riproporre!
In un battibaleno ho lessato il cavolo, l'ho poi saltato in padella con dell'uva passa precedentemente ammollata in acqua e ho aggiunto pure dei pinoli tostati. Del cavolo una parte lo tenuta intera a cimette, e un'altra l'ho schiacciata con una forchetta per formare una cremina.
Le tagliatelle si sono cotte in pochi minuti, unite al sughetto sono state il nostro pranzo della domenica! deliziose e gustose come quelle mangiate due settimane fa in Sicilia!

Bon appetit!

lunedì 7 febbraio 2011

Castagnella

Weekend intenso ma ricco di soddisfazione. Gli esami che dovevo sostenere sono andati bene, in particolare quello di fitoterapia ^-^ sono esaltata dalla felicità!!! si trattava di uno dei due esami più tosti dell'intero triennio, e averlo superato al top, con un insegnante veramente esigente, per me è stato IL RISULTATO!
Ebbene, per festeggiare, posto questa ricettina veloce veloce, che ho promesso porterò alla mia amichetta di scuola Roberta, con cui condivido gran parte del viaggio verso Trento, banco, il sabato sera, le colazioni, e soprattutto una grande amicizia.
Io la chiamo "castagnella", ma il suo nome originale sarebbe un altro, ho avuto l'ispirazione di questa spalmabile leggendo Veganblog (che ispirazioni da questi cuochi!!!)
Mi sono procurata delle castagne secche, circa 250 gr, le ho messe a bagno una notte, e l'ndomani mattina le ho cucinate per circa mezz'ora.
Dopodichè le ho frullate finemente con 2 cucchiaio di malto di riso (e qui il mio tocco rispetto alla ricetta orginale, naturalmente per chi non ama tanto il dolce, può sempre metterne meno), un goccio di latte di soya, e quando l'impasto diventa spalmabile aggiungiamo 3-4 cucchiaio di farina di carrube. Sembra una ricetta facile, ma c'è una cosa che crea difficoltà: si tratta di frullare le castagne senza che si "impacchino" e vadano a inceppare le lame del frullatore; ci vuole pazienza e metterne sul robot un po' alla volta. Si mantiene in frigorifero, in un vaso di vetro...naturalmente pochi giorni perchè è così buona che non può durare di più.
L'uso di questa cremina è svariato...dalla galletta spalmata, o direttamente con il cucchiaio dentro al vaso, oppure se non troppo dolce dopo un'insalatona in una sera d'inverno in cui c'e poco tempo per prepararsi altro.... che goduria!!!!

giovedì 3 febbraio 2011

Per la decrescita basta voltarsi indietro

Lo sciopero dei consumatori mi ha decisamente stimolato.
Ha stimolato sia la mia manualità cuciniera,(che nonostante il poco tempo da dedicarci, mi ha fruttato delle ottime pietanze!), sia quella mentale riportandomi alla memoria come si viveva anni fa quando ero bambina.
Nonostante sia nata negli anni 70, i ricordi che ho risalgono agli anni '80: la spesa di casa veniva fatta nel negozio alimentari del piccolo paesino rurale della pianura veneta trevigiana dove vivevo. Mamma mi muniva della lista della spesa, e mi mandava da "Nano", proprietario del negozietto situato presso l'incrocio principale del paese, a pochi passi dalla piazza e dalla chiesa, e sapevo che quando andavo a fare la spesa io, nella lista trovavo sempre la voce della mia pseudo ricompensa : il "Cremino", il mio Cremino.
Avrò avuto 8 anni quando iniziai la mia carriera da massaia, e il cremino mi stuzzicava molto!!! ora che ci penso, i miei gusti in fatto di cioccolata sono veramente cambiati, adoro quella fondente ora, però l'unica eccezione rimane ancora il cremino...
La lista della mamma non era mai esageratamente lunga, scriveva così: spaghetti n.5, riso con l'involucro marrone, (non quello azzurro che usava la nonna invece!!!) a volte tonno in scatola, prosciutto cotto, pancetta tagliata un po' grossa (e poi indicava lo spessore!!!), caffè, 1 kg di zucchero, farina 00, lievito per dolci, aceto, olio... insomma tutto ciò che in una normale dispensa non poteva mancare per farsi da sè qualcosina, o per le emergenze. Le verdure venivano dall'orto, o le prendeva papà nel negozio di fronte al suo in centro a Treviso, e lo stesso valeva per il pane; le uova invece provenivano dal nostro pollaio.
Ricordo bene "Nano", con il suo grembiule bianco, dietro al bancone dove c'erano formaggi, salumi, la mostarda, ricordo bene anche dove c'erano i detersivi, un posto che mamma mi aveva vietato di esplorare, e pure dov'erano gli spaghetti...Il bancone aveva un posto riservato ai miei cremini...ricordo che per pagare o mi spostavo al lato del bancone, oppure dovevo mettermi in punta di piedi, e quando andavo in bici a volte Nano mi aiutava a mettere la borsa sul cestino...
Per me le schifezze non esistevano: i miei spuntini erano frutta, soprattutto ciliegie/kiwi/fichi/prugne di casa, oppure a scuola mi portavo spesso un paninone con prosciutto (ahimè ero onnivora!!!), o marmellata, e nel pomeriggio la ciambella fatta da mia mamma, cucinata sul gas nelle varianti più disparate...Mokà, Cremor, con uvetta, alle noci, con le mele... però i miei amici alle elementari già si portavano le patatine chips o i cracker o le merendine. Cose assolutamente bandite! Papà era intrasigente in materia! Però non avrei mai fatto cambio...
Si beveva esclusivamente acqua: l'aranciata era consentita solo dai nonni materni, che la tenevano per fare una sorta di spritz mescolandola con il vino.
Per fortuna latte non l'ho mai voluto, e le mie colazioni constatavano di thè e biscotti petit, o fette biscottate con miele fatto da api+papà o marmellata....(quella di fichi ancora mi fa venire l'acquolina in bocca).
Naturalmente quando ci si muoveva in paese la macchina era veramente fuori luogo: bicicletta o perchè no a piedi, anche attraverso campi.
Altra cosa: la tivvù! severamente vietati certe trasmissioni decisamente commerciali che iniziavano ad andare in voga in quegli anni, ciò che era consentito, oltre a qualche cartone animato, erano i film di Walt Disney, Stanlio e Olio, Totò e i Western, (le grandi passioni di papà).
La televisione era di quelle piccoli in bianco e nero, che si accendeva dall'alto con dei pulsanti girevoli...ah che ridere a pensarci! mi vedo sopra la sedia che cerco di armeggiare e cambiare i canali...
Sembra un'antichità, ma sono solo 25 anni fa!
Poi gli anni 90 sono stati quelli del boom economico e in un battibaleno le famiglie si sono ritrovate a combattere contro l'incessante martellamento pubblicitario, le esigenze dei figli hanno iniziato ad essere prioritarie, i centri commerciali hanno iniziato a pullulare e a stregare chi per la prima volta poteva fare tante spese senza dover spostarsi, diventando succubi di quell'ingranaggio che ci ha fatto diventare automi, loro schiavi.
Io dico basta a tutto ciò. Mi sono letteralmente stancata, e preferisco cambiare ottica, adeguarmi alle mie esigenze interiori, e non a quelle consumistiche. Non dico di diventare estremista, ma di voler ponderare le mie scelte, di non adeguarmi, di vedere i reali bisogni che ho e di soddisfare solo quelli. Prendere dal progresso solo quello che veramente aiuta a realizzare me. Si tratta di adeguarsi alla Natura, ove ognuno è parte attiva.
Volgo lo sguardo al mio presente, e lo vivo non in funzione di cosa accadrà, ma del passo che faccio in questo istante. Non voglio nemmeno vivere nel passato, ma mi faccio aiutare dalla storia e "decresco", grande parolone che a me sembra solo il sinonimo di "vivi il meglio per te" per creare a dare un volto migliore alla Natura.
E.

Momenti salvamente

Un periodo decisamente intenso, nel quale sto dedicando quasi tutto il mio tempo libero allo studio. Un ritmo serrato, addirittura esagerato a volte, ma avendo solo le ore serali a disposizione, non posso fare altrimenti.
Ieri sera però mi sono dedicata alla cucina per la necessità di allontanare i pensieri, e di mettere a tacere le incessanti informazioni che martellano la mia mente.
Naturalmente, nella settimana dello sciopero dei consumatori, non poteva mancare qualcosa che raggruppasse un avanzo (farina di cocco), qualcosa proveniente dalla mia terra (le mele del mio alberello), e qualcosa che ha accomunato svariate ricettine che ho provato questa settimana (la carrube)
Ho trovato questa marmellatina da VeganBlog, lo seguo assiduamente, e devo dire che ne traggo moltissimi spunti, ecco il link!
Ebbene sì, una dolcessa alla carrube, qualcosa di esotico, sfizioso e che sostituisce le classiche marmellate, e che in poco tempo si può realizzare.
Semplicissimo, servono:
- 7 mele, mondate e tagliate, e poi frullate alle quali poi uniamo
- il succo di mezzo limone e
- 1 cucchiaio di zucchero di canna (facoltativo) e
- gr. 100 di farina di cocco
Questo composto va cucinato per mezz'ora e trascorso questo tempo unire
- 4-5 cucchiai di farina di carrube
e il gioco è fatto! versare il composto in vassetti di vetro, chiuderli con il sigillo, girarli sottosopra e aspettare che si rafreddino e che il coperchio faccia click e non ritorni più su! ne escono 3 vasetti, con queste quantità.
Le colazioni saranno più felici con questa prelibatezza fai da te, fatta in inverno, in quell'oretta di libertà tutta per sè stessi!